Il Gigante chiamato Agnèr


Esiste nel cuore delle famose e affollate Dolomiti un valle alpina semi sconosciuta che si dirama dalla destra orografica del torrente Cordevole poco a Nord di Agordo , alle spalle del paese di Taibon Agordino.
Questa valle è la mitica valle di San Lucano, ben conosciuta dagli amanti della wilderness e dagli alpinisti più esperti.
La valle di San Lucano, percorsa dal torrente Tegnas, è una valle di tipo glaciale con la classica forma ad "U" lunga circa 7 km. Le pareti delle omonime Pale a nord si innalzano per 1500 metri sopra la valle, mentre quelle dell'Agnèr a sud disegnano la più alta parete delle Alpi Orientali (con il suo spigolo nord-ovest da 1600 metri).
La valle è considerata uno degli esempi più evidenti e conservativi di origine glaciale frequentemente studiata dagli esperti che hanno riconosciuto la presenza di due piattaforme laterali e dove non è infrequente trovare tracce di fossili che attestano come tutto questo mondo fosse sommerso dalle acque in un clima tropicale.
Una valle che a pochi passi dalla popolata conca agordina appare così suggestiva e sperduta; fuori dal turismo di massa mantiene tutto il suo autentico fascino di montagna severa e selvaggia.
Col di Prà, a 843 metri sul livello del mare, si trova in fondo alla valle e rappresenta l'unico insediamento abitativo presente, costituito da una manciata di graziose baite e chalet, abitate per lo più nella stagione estiva.
Da questa località partono innumerevoli sentieri che portano verso la Val Gares oppure, attraverso percorsi più impegnativi, permettono di salire sull’altopiano delle Pale di San Martino.
La cosa che colpisce in modo particolare l’alpinista e l’amante degli ambienti aspri e severi è il fatto che qui si è dominati dalle Pale di San Lucano e dall’Agnèr, mostrando le loro imponenti pareti che si innalzano da entrambi i lati della valle. Protagonista assoluto è ovviamente l’Agnèr (2872 m).
Le vie di salita nel versante Nord

Definito il più titanico sollevamento roccioso delle Dolomiti intere, si erge come un obelisco esagerato per l’uomo, quasi che la natura volesse segnalarsi ad altri esseri di là dal cielo (viene scritto in una guida della Pale di San Martino). Si salda alle Pale ma pare sganciarsi con la sua sola e immane spinta verticale. Esercita sui frequentatori del gruppo un meccanismo mentale ed affettivo totalizzante. Viene sempre citato a parte. Una certezza per chi ancora non l’ha visto e, paradossalmente, un miraggio per quanti s’accostano. Dal piede più affondante, presso Col di Pra, ci si trova troppo schiacciati per non rischiare un capitombolo tanto la testa è costretta a sollevarsi.
Le misure sfuggono persino a quei pochi che di lì si cimentano. Durante le loro imprese non riescono a farsi una ragione del contrappunto delle Pale di San Lucano, che ritardano alquanto ad abbassarsi.
Per avere un’idea di questo ammasso non basterebbero quattro Rode di Vaél messe una sull’altra, poiché una volta pareggiato il dislivello l’effetto sarebbe comunque monco degli stupefacenti satelliti e delle imprendibili gole divisorie. L’Agnèr è dunque mito, fatto di dolomia straordinariamente consistente e altresì d’immaginosa partecipazione, destinato in qualunque modo ad emergere nella progressione grandiosa sul terreno oppure nel sogno irrimediabile dell’alpinista.

Verso la Valle di San Lucano precipita con due levigate ed altissime pareti, convergenti in uno spigolone. Quest’ultimo, insistendo a sprofondare quanto una clamorosa radice, raggiunge lo sviluppo complessivo di ben 1600 metri e costituisce quindi il maggior balzo scoperto delle Alpi calcaree. 
Si veda la scheda relativa ad un percorso in zona: 
https://spaziverticali.blogspot.it/2016/12/giro-delle-malghe-e-casere-alla-testata.html

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